SAN FRANCESCO d'ASSISI

 


BEATO TRANSITO DI SAN FRANCESCO

Francesco d’Assisi morì verso le sette di sera del 3 ottobre 1226, come per sua volontà e sua scelta, nella chiesetta della Porziuncola dove tutto era cominciato. Egli aveva solo 44 anni, ma il suo fisico era già da qualche tempo minato da varie malattie, riguardanti, in particolare, il fegato e la vista, che si erano acuite dopo che il 14 settembre 1224 aveva ricevuto, mentre pregava sul monte della Verna, le stimmate, cioè le ferite alle mani, ai piedi e al costato come quelle che erano state inferte a Gesù sul Golgota al momento della crocifissione dai chiodi e dalla lancia del centurione.  

Dopo che Francesco aveva portato a termine la sua missione ed era considerato da tutti già Santo, il Signore volle chiamarlo a Sé per elevarlo alla gloria eterna dei Cieli, lui, il piccolo (solo di statura) grande uomo, che durante il suo soggiorno terreno aveva trascurato, quasi bistrattato, il proprio corpo per dedicarsi completamente a Lui, nella fondata speranza che ogni sacrificio, ogni disagio, ogni sofferenza e ogni privazione, a cui si fa fronte nel nome di Dio quasi con gioia in questo mondo, riceverà la giusta e meritata ricompensa non in questa vita e in questo mondo ma in un mondo più vero e più giusto e nella vita del Regno dei Cieli dove tutto è gioia e felicità, dove non esistono dolore e sofferenza, dove tutto è luce che promana dalla gloria e dall’eterno splendore di Dio Creatore.

"Quando a colui ch’a tanto ben sortillo 

piacque di trarlo suso a la mercede 

ch’el meritò nel suo farsi pusillo,                                  

a’ frati suoi, sì com’a giuste rede, 

raccomandò la donna sua più cara, 

e comandò che l’amassero a fede;                              

e del suo grembo l’anima preclara 

mover si volle, tornando al suo regno, 

e al suo corpo non volle altra bara."     (Dante - Paradiso XI, 109-117)

Tutto questo per dire che Dio, che l'aveva creato così perfetto e predisposto al bene, volle, a un certo punto, riaverlo con Sé e premiarlo con la beatitudine eterna per avere rinunciato a tutto per abbracciare l'umiltà e la povertà e darsi completamente a Lui, seguire alla lettera i Suoi insegnamenti, amare i poveri, gli ammalati, i disagiati di ogni genere e  predicare la pace, la fratellanza tra tutti gli esseri umani e non solo, perché anche gli animali e tutti gli elementi della natura furono da Francesco considerati come fratelli e sorelle in Dio.

Persino le malattie, le sofferenze e la morte fanno parte della visione del mondo e della vita, che San Francesco aveva elaborato e avrebbe voluto che i suoi confratelli e continuatori della sua alta missione portassero avanti col suo stesso ardore.

Francesco, durante la sua breve vita, aveva affrontato tutto serenamente, quasi in letizia, un sentimento, questo, che egli manifestava specialmente attraverso il canto, una dote che possedeva sin dai tempi della sua giovinezza quando si esibiva con la sua voce melodiosa intonando le canzoni dei trovatori e dei trovieri in lingua provenzale o francese.

E uno dei suoi ultimi atti fu l'avere completato il suo meraviglioso Cantico della creature con la strofa dedicata a "sora nostra morte corporale". Non sappiamo se egli l'abbia cantata, ma i biografi affermano che , negli ultimi istanti della sua esistenza terrena se la fece cantare dai confratelli che rimasero accanto a lui sino alla fine.

E così, in pace con Dio e col mondo, quel 3 ottobre del 1226 l'anima sua bella volò in alto, molto in alto oltre l'infinito per congiungersi al Signore, che aveva voluto elargire al mondo come dono un uomo la cui grandezza, fama  e santità è ancora vivissima tra noi anche dopo 800 anni dalla sua morte.


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riflessioni del Professor Luigi AIELLO -Preside Emerito-

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